Al termine del periodo del puerperio, che ha una durata di circa 40 giorni, si può ricominciare a fare l’amore. Le perdite vaginali che caratterizzano le prime settimane dopo il parto, infatti, a questo punto sono scomparse e il rischio di infezioni, fino a poco prima abbastanza alto, quasi azzerato.
E fin qui tutto bene. Peccato che spesso il desiderio nella neomamma venga meno e che solo l’idea di aver un rapporto sessuale la infastidisca. E’ normale che accada ed è meno frequente che non succeda. Le ragioni per questa indifferenza (o, nei casi peggiori, avversione) nei confronti del sesso sono diverse.
L’ormone prolattina, presente in massicce quantità se si sta allattando, ha effetti negativi sulla libido, che è la pulsione verso il sesso. Si ipotizza che questa azione indesiderata sia un vero e proprio meccanismo di difesa messo in atto dall’organismo per evitare alla donna gravidanze troppo ravvicinate. La natura si organizza in modo lineare: senza desiderio non si fa sesso e senza sesso il concepimento non può avvenire.
A questo si aggiungono fattori psicologici importanti, soprattutto nel caso in cui la donna sia alla sua prima esperienza come mamma. Il nuovo ruolo è straordinariamente bello, ma altrettanto impegnativo; le nuove responsabilità possono dare vita a una serie di paure; le pressanti necessità del bambino e l’eventuale carenza di sonno, dovuta alle poppate notturne, possono essere deterrenti significativi. In più, gli eventuali punti di sutura conseguenti all’episiotomia (incisione che viene praticata all’imbocco della vagina durante la fase espulsiva) possono creare fastidio e indurre la donna a temere che la penetrazione possa risultare dolorosa.
La cosa migliore che la neomamma possa fare è non sentirsi in colpa nei confronti del partner perché fatica a recuperare l’intimità sessuale. Il neopapà, da parte sua, dovrebbe comprendere, evitando di sentirsi escluso e trascurato.
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Dott. Aldo Marinacci